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giovedì 17 maggio 2012
La paura di Erone
Erone di Corinto era un filosofo che seguiva la via della sapienza. Poiché amava oltremodo Epicuro, fondò la sua esistenza sulla massima del grande pensatore: «Fino a che una persona vive, la morte non è. Quando la morte è, quell' uomo non è più » E così Erone visse a lungo, sereno e vinto, con largo seguito e molta ammirazione da parte dei suoi concittadini. Quando giunse alla fine, i parenti chiamarono l'anziano della chiesa e lo supplicarono: «Di grazia, vieni a far visita a Erone che sta per morire ». Allorché l'anziano tornò indietro, qualcuno gli chiese: «Venerabile padre, com'è andato l'incontro con il filosofo? ». Rispose l'anziano: «Quando gli chiesi: "Erone, come stai?" , lui rispose: "Male, amico mio. Ho tanta paura di morire!". Mi resi conto, in quel momento, che l'uomo disteso sul pagliericcio era triste, sofferente; e aveva le sue paure proprio come tutti gli altri. A dire il vero, per lungo tempo avevo pensato che Erone fosse un essere disumano, fermo com'era nelle sue personali, granitiche sicurezze, saldamente difeso dal pensiero della mente. Come vedi, fratello, ho giudicato male e ho espresso un giudizio avventato. Per questo farò lunga penitenza». A quel punto, l'altro obiettò: «Da quanto capisco, tu preferisci l'uomo, che ha paura a quello che vive nell' imperturbabilità. Non è bene disprezzare la virtù ». Rispose l'anziano: «Non è virtù, ma stupidaggine. Un uomo che non accetta di avere paura è uno sciocco. Fratello, ascolta. lo ho settantadue anni, fatto straordinario per i nostri tempi, e lotto contro le mie paure da tutta una vita. Infatti mi chiedo: "Cosa accadrà dopo la morte? Quali parole dirà l'Eterno al momento del giudizio? Sarò salvo o sarò dannato?". E così la paura di perdere l'anima mi spinge a confidare nella misericordia e a servire la Chiesa Nonostante sia un essere malvagio e pieno di giudizi, forse anch'io potrò essere salvato a causa della grazia. Per quanto riguarda Erone, dico questo: dopo una lunga finzione e molti sforzi per evitare se stesso, è giunto - finalmente - alla soglia della verità. Dunque rendiamo grazie a Dio: se un uomo arriva a guardare in faccia la propria paura, ha già un piede nel paradiso della misericordia». .